Che si mangi troppo o non abbastanza, in entrambi i casi si finisce per ammalarsi. Nella nostra vita quotidiana dobbiamo evitare tutti gli estremi.
- Dalai Lama
Nel corso della nostra esistenza compiamo almeno 100.000 volte l'azione di mangiare, questo ci suggerisce quanto la nostra relazione con il cibo è centrale nella vita di tutti i giorni.
Una delle prime azioni che compie un neonato appena nato è quello della suzione, l'allattamento rappresenta da una parte un momento di nutrimento per la crescita e dall'altra parte il primo passo per costruire la relazione affettiva primaria con la mamma. Quindi il rapporto con il cibo si intreccia fin dalla nascita con le esperienze affettive connesse ai primi legami significativi e durerà per tutta l'infanzia fino all'età adulta. Diverse ricerche hanno evidenziato lo stretto rapporto tra il cibo e la vita affettiva e quanto questo possa servire a "gestire" le emozioni"(Macht, 2008; Laitinien, Sovio, 2002; Markey et al., 2001; Telch & Agras, 1996). Il cibo può diventare una risposta alimentare ad un problema non necessariamente alimentare.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano l'aspetto psicopatologico legato al cibo e collegato all'immagine corporea e alle relazioni interpersonali. Oggi i DCA sono in continua crescita nella nostra società, ma la loro conoscenza è ancora scarsa. Si tratta di un vero e proprio allarme sociale, risulta tra le prime cause di morte per malattie psichiatriche, attualmente l'età di esordio per la AN si è abbassata a circa 8 anni e i DCA si sono triplicato nella popolazione maschile. Purtroppo la diffusione di informazioni sbagliate impediscono a molte persone di riconoscere e affrontare il problema in modo adeguato.
Nella classificazione più recente del DSM V, sono stati inseriti molteplici disturbi alimentari. I più conosciuti sono l'anoressia nervosa (AN), la bulimia nervosa (BN) e il disturbo binge eating (da alimentazione incontrollata).
La risposta non è semplice, perché in realtà ancora non si conoscono le cause dei disturbi alimentari. La ricerca più recente sembra indicare una combinazione di predisposizione individuale e genetica e fattori di rischio ambientali.
La società occidentale è sicuramente uno dei fattori di rischio generali in quanto la spinta verso la magrezza e il ruolo centrale della bellezza corporea sono diventati fondamentali. Infatti, da riviste di moda, dove sono presenti immagini spesso ritoccate di donne molto magre, programmi televisivi, si percepisce come la magrezza sia diventato un vero e proprio valore.
Diversi studi sono stati condotti negli anni, tutti rivolti alla dimostrazione di come immagini e modelli "perfetti", provochino crescente insoddisfazione e spinta verso la ricerca di un corpo "da copertina".
Per raggiungere questo ideale di magrezza, l'attenzione si sposta verso l'alimentazione. La dieta diventa l'unico modo per raggiungere questo ideale. Non è una dieta salutare, ma una dieta ferrea, determinata da regole rigide e estreme, ad es. saltare i pasti, eliminare intere categorie di cibi pensando che possano ingrassare, riducendo drasticamente le quantità. Questa rigidità può portare ad abbuffate alle quali seguono comportamenti di compenso estremi (vomito autoindotto, esercizio fisico eccessivo, uso improprio di lassativi o diuretici). Le regole dietetiche diventano sempre più rigide fino ad arrivare a non mangiare più in compagnia di altri, mangiare sempre e comunque meno
L'Istituto superiore di Sanità sostiene che la popolazione è sottostimata . Diventa sempre più urgente effettuare una diagnosi precoce. Ma chi dovrebbe farla e come? Probabilmente i medici di base o i pediatri potrebbero essere i migliori candidati ma purtroppo non hanno strumenti specifici per fare diagnosi , non conoscono i sintomi dei DCA ed hanno scarsa esperienza rispetto a queste psicopatologie, infine la popolazione adolescente sfugge ad eventuali controlli in ambulatorio poiché i più giovani si sottopongono meno a visite mediche. Inoltre le pazienti tendono a negare il problema, hanno comportamenti ambivalenti, vivono in estrema segretezza il loro problema alimentare e troppo spesso sentimenti di vergogna ostacolano le pazienti a parlarne con qualcuno.
I genitori a casa potrebbero osservare alcuni segnali importanti nelle proprie figlie come una perdita di peso improvvisa senza alcuna spiegazione , il fatto che digiuna e salta regolarmente i pasti, che si pesa continuamente o evita la bilancia come fosse un nemico, rifiuta di uscire con il gruppo e di mangiare con gli amici, conta ossessivamente le calorie, rifiuta di mettersi a tavola con la famiglia, l'uso improvviso di pillole dimagranti e di lassativi, rifiuta di far preparare ad altri il cibo, frequenta in maniera smisurata la palestra e fa molta attività fisica, a tavola sminuzza il cibo in piccolissime parti. Altri segnali di pericolo per i DCA sono legati anche a comportamenti come letture di libri su diete, navigazione su Internet su siti che trattano l'argomento AN/BN, comportamenti di restrizione alimentare con una distinzione tra cibi buoni vs cattivi, con la tendenza a preferire i cibi sani, una dieta che diventa improvvisamente vegetariana, , il fatto che subito dopo i pasti la figlia si dirige in bagno, un numero inusuale di mal di mal di stomaco, la mancanza di quantità notevoli di cibo nella dispensa , la decisione di intraprendere all'improvviso una dieta.
Quando intravediamo alcuni di questi segnali diventa fondamentale contattare prima possibile un esperto poiché una diagnosi precoce è correlata ad un esito positivo dell'intervento terapeutico.
Dott.ssa Ofelia Panico
Psicologa Psicoterapeuta a
Latina
Bibliografia
Dott.ssa Ofelia Panico
Psicologa Psicoterapeuta a Latina
Iscritta dal 2007 all’Albo degli Psicologi del Lazio iscritta da 08/02/2002 con il numero 24883
Laureata in Psicologia Sperimentale e Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale
P.I. 02561760592
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