La “ruminazione” che brutta bestia!

Ruminazione Depressiva Latina

Ruminare dal latino ruminor significa in senso figurato rimediare, riportare alla memoria. Quindi nella sua etimologia avrebbe una natura neutra poiché si riferirebbe ad un processo di memoria di recupero delle informazioni, dei ricordi.

Purtroppo, nel tempo la sua accezione è diventata sempre più negativa visto che in psichiatria la ruminazione fa riferimento ad un processo di pensiero cosciente che ruota intorno ad una unica tematica e che si ripete a prescindere da ciò che stiamo facendo, vivendo o di cui ci stiamo occupando (Martin e Tesser, 1996). Ripercorriamo continuamente gli stessi pensieri come mucche ruminanti: ruminiamo sulle nostre perdite, i nostri insuccessi, i nostri errori, i nostri difetti e le nostre misere prospettive future (R. D. Siegel, 2001).

Molto spesso la ruminazione è uno dei sintomi che accompagna la depressione. Com’è noto quest’ultima è un disturbo psicologico molto diffuso che comporta notevoli costi in termini personali, sociali ed economici. Una delle caratteristiche principali dell’umore depresso è proprio il ritrovarsi immersi in una serie di pensieri e valutazioni negative e ripetitive, la sensazione è che la testa sembra talmente piena, affollata di pensieri, giudizi, la sensazione è di avere una vera e propria centrifuga nella testa.

Una persona depressa si può ritrovare ad esempio a pensare di sé che è un fallimento, che non vale a niente, che è un perdente, uno sfigato, che agisce in maniera sbagliata, questo porta l’umore a diventare nel tempo sempre più pessimo, magari la persona non ha voglia di fare niente, nemmeno di alzarsi dal letto. Molto spesso si tratta di una serie di pensieri ruminativi che indicano una disforia o depressione clinicamente significative.

Quando le persone sono depresse o disforiche tendono ad isolarsi per riflettere sulle motivazioni del loro disagio, ne cercano le cause, ma di fatto non riescono a mettere in campo alcun comportamento orientato ad una reale soluzione del problema intorno al quale ruotano i numerosi pensieri.

Generalmente, come emerge da uno studio di Papageorgius e Wells (2001) i pazienti tendono ad avere delle credenze positive relative alla ruminazione poiché sono convinte che sia funzionale e che li aiuti a comprendere meglio i propri problemi legati agli stati depressivi, molto spesso le persone riferiscono che ruminare permette loro di rivedere il proprio passato e dare un senso a quanto accaduto, di cercare le ragioni della propria depressione, hanno la convinzione di riuscire in tal modo a focalizzare sulle cose importanti, che il ruminare li aiuterebbe ad evitare errori e a comprendere come fare meglio in futuro.

Da numerosi studi emerge invece che la ruminazione ha come effetto un aumento dello stress e dei problemi. Infatti, ci sono studi sui rischi per la salute fisica, da alcuni di questi studi emergono correlazioni tra problemi cardiaci e ruminazione (Fritz, 1999), tumore e ruminazione (Aymanns, 1995).

Della ruminazione risentono le relazioni interpersonali, i pazienti tendono a vedere e rivedere delle situazioni che si verificano nel loro quotidiano mal interpretando ciò che gli accade e pertanto diventando nei confronti dell’altro più aggressivi o troppo remissivi.

Sostanzialmente, un umore negativo associato alla ruminazione determina un circolo vizioso. Proviamo ad immaginare una mamma depressa che sta ruminando su un episodio riguardante il figlio dodicenne che e ha risposto male all’uscita di scuola dinanzi a tutte le altre mamme. La donna nel corso della giornata continuerà a valutarsi negativamente dicendo che non è in grado di farsi rispettare, che è inadeguata “se nemmeno suo figlio la rispetta”. continuerà a rivedere l’episodio cercando una soluzione che non troverà. Ciò la farà sentire sempre più demotivata al cambiamento, esausta e con un senso di inefficacia, “non sono in grado di fare niente”; questo pensare e ripensare compromette la concentrazione e comprometterà la capacità di pensiero, la donna sarà meno presente ed efficace nel gestire anche situazioni ordinarie, e ciò non farà che aumentare il livello di stress e di difficoltà e di conseguenza l’umore negativo e sintomi depressivi, quindi il suo senso di inadeguatezza. Un vero circolo vizioso che si autoperpetua!

Quindi, sostanzialmente la persona depressa tende ad analizzare eventi del passato vissuti come sbagliati, pieni di errori o come mancanze personali.

A ruminare si ritrovano anche altri pazienti, ad esempio quelli con disturbo ossessivo compulsivo, che tendono a rivedere le motivazioni che li portano ad eseguire i propri rituali e sulle cause dei loro pensieri ossessivi.

I pazienti con stress post traumatico spesso soffrono di rimugino, che è caratterizzato dal fatto che al riemergere di immagini e di pensieri relativi all’evento traumatico tendono a rivedere perché è accaduto a loro o come ottenere una rivalsa rispetto a quanto successo.

Ma cosa fare?

Potremmo provare con delle tecniche di interruzione del pensiero, immaginare un grande, enorme cartello con su scritto STOP urlare la parola STOP, possiamo accompagnare con un pizzico sulla pancia per imprimere l’esperienza. Questa tecnica ci aiuterebbe a ridurre il numero di pensieri intrusivi non tanto per una dissociazione tra ansia e pensiero, ma piuttosto per la sensazione di avere un maggior controllo dei propri pensieri (Rachmane e Hodgson 1980). Potremmo darci un appuntamento settimanale con i nostri pensieri e ruminare solo nel corso dell’orario che ci siamo dati. O, ancora potremmo aiutarci con le tecniche di mindfulness e vedere i pensieri solo come pensieri, non fatti e quindi vivere lasciando andare i nostri pensieri che attraversano la nostra mente così se fossero delle nuvole che attraversano il cielo.

Alcune volte può funzionare anche la DISTRAZIONE dall’umore negativo, o meglio spostare l’attenzione su aspetti diversi dall’umore, occupandosi di cose da fare senza chiedersi come ci si sente.

Ma è importante capire la natura del problema e chiedere aiuto ad un terapeuta esperto quando i nostri pensieri ci impediscono di vivere una vita serena.

Per la ruminazione ossessiva può essere efficace l’esposizione a ciò che il paziente teme, ad esempio se si tratta di un’ossessione da contaminazione, si potrebbe suggerire di esporsi a situazioni temute come usare un bagno pubblico in maniera graduale senza poter mettere in atto rituali di pulizia come lavare le mani. Ciò permetterebbe al paziente di stare nella situazione ansiogena fintantoché questa non si estingue.

Per la ruminazione legata ad esperienze traumatiche risulta molto efficace l’EMDR, una tecnica basata sull’elaborazione dei contenuti traumatici attraverso la stimolazione di movimenti oculati.

Per il disturbo d’ansia generalizzato e la depressione le terapie cognitivo comportamentali possono essere di aiuto a far perdere di intensità il valore dei pensieri attraverso il dialogo socratico, la tolleranza all’incertezza e infine l’accettazione della presenza di questi pensieri senza accompagnarli da reazioni.

Per concludere, la nostra mente può portarci in luoghi oscuri per diverse ragioni legate all’esperienze della nostra vita e alla nostra storia personale, è fondamentale per ognuno di noi cercare nuovamente la luce per percorrere la nostra strada comprendendo e superando gli ostacoli o accettandone la presenza.

Dott.ssa Ofelia Panico
Psicologa Psicoterapeuta a Latina


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Dott.ssa Ofelia Panico
Psicologa Psicoterapeuta a Latina

Iscritta dal 2007 all’Albo degli Psicologi del Lazio iscritta da 08/02/2002 con il numero 24883
Laureata in Psicologia Sperimentale e Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale
P.I. 02561760592

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