Oddio che rabbia!

Tutti sono in grado di arrabbiarsi, è facile…ma arrabbiarsi con la persona giusta, con la giusta intensità, nel modo giusto, nel momento giusto e per un giusto motivo, non è nella facoltà di tutti e non è un compito facile.
- Aristotele

Il personaggio Bedgie del film trainspotting è l’incarnazione di una personalità che si muove sulla scia della rabbia generando intorno a sé terrore e violenza.

Strategie di gestione

La rabbia è naturale e salutare. Certo è che la sua espressione può generare paura quando viene agita e si trasforma in collera, odio o vendetta. Tuttavia quando rimane irrisolta può diventare cronica e incontrollata e può essere espressa in maniera inappropriata verso se stessi o gli altri.

La rabbia è un’emozione intensa e travolgente, arriva come una grande energia che investe tutto il corpo e ci rende pronti all’azione in una situazione vissuta con senso di minaccia. La rabbia è l’ingrediente emotivo che ci consente di definire in nostro senso di diritto e giustizia nel mondo e nelle relazioni.

È fondamentale comprendere che la rabbia è un’emozione che guida il comportamento aggressivo, ma non è un comportamento in sé. Ciò che complica le cose è come la si affronta.

La rabbia si manifesta in diverse gradazioni, come avviene per tutte le emozioni. Si può partire da una lieve irritazione fino a giungere all’ira. È importante per ognuno riconoscere questi diversi livelli e diventare più consapevoli dei propri segnali fisici legati alla rabbia stessa per poter imparare a gestirla.

Quando la rabbia sopraggiunge possiamo notare un irrigidimento e tensione nel corpo, le mascelle che si serrano, i pugni chiusi, il tremore, il respiro affannoso, la tachicardia, il rossore e la sensazione di calore lungo il corpo.

Come tutte le emozioni la rabbia ha un esordio, un culmine e un termine. Possiamo osservare quando comincia, cosa la fa amplificare e cosa la fa ridurre. Possiamo notare i pensieri, le percezioni e le previsioni interne, quest’ultime hanno a che fare molto spesso con

  • terribilizzazioni (è terribile ciò che mi ha detto il collega sul mio lavoro)
  • insopportabilità (non sopporto che mi tratti in questa maniera)
  • colpevolizzazioni (sono una vera carogna quando agisco in questo modo)
  • ipergeneralizzazioni (se non supero questo esame non riuscirò mai a laurearmi)
  • doverizzazioni su noi stessi, ad es. di dover avere successo o l’approvazione degli altri ; sulle relazioni che ad es. potremmo avere la convinzione che  devono sempre essere vissute con rigido rispetto  reciproco; infine sulle condizioni di vita in cui chiediamo di dover avere tutto e subito.

Alcune di queste convinzioni possono avere a che fare con esperienze passate, possiamo imparare a distinguere e interpretare ciò che sta accadendo oggi in maniera più appropriata. per es. se il mio fidanzato sta ritardando al nostro appuntamento perché bloccato nel traffico, magari c’è una parte di me potrebbe sentirsi arrabbiata perché legge e sente questo ritardo come una mancanza di attenzione  o un rifiuto. Reinterpretare in maniera realistica alla luce del qui e ora può aiutarci ad elaborare il nostro stato emotivo.

Diventa fondamentale imparare a riconoscere le situazioni (trigger) che innescano la nostra rabbia, ciò ci aiuta ad essere più consapevoli e a prevenire le reazioni automatiche attraverso il dialogo interno.

Sulla RABBIA circolano diversi miti, vediamone alcuni.

Ad esempio quello che sfogarla aiuta a ridurla. In realtà la rabbia cronica è correlata con l’insorgenza di cardiopatie, la reazione di emergenza scatenata dalla rabbia legata alla scarica adrenalina e l’aumento di pressione sanguigna possono usurare e danneggiare il rivestimento delle arterie provocando ipertensione e cardiopatie... Forse è più opportuno imparare a riconoscerla preventivamente e gestirla?

Un altro mito è quello legato al prendersi una pausa quando si prova rabbia, attenzione potrebbe essere utile ma si rischia di ignorare degli aspetti importanti su cui bisognerebbe focalizzare l’attenzione, rischiamo di non occuparci di problemi rilevanti, di non tener conto dei nostri sentimenti e di non cogliere l’occasione per imparare a gestirli. Possiamo contare fino a 10, prendere un attimo di tempo e poi affrontare la questione. non appena lo stato emotivo si sta andando a ridurre.  Ancora più difficile diventa prendere una distanza quando la discussione avviene in una relazione di coppia, dove il prendere una pausa potrebbe essere letto dal partner come una presa di distanza da lui/lei.

Ancora, idea assai diffusa è che la rabbia è una molla spingente per ottenere ciò che vogliamo, ma rischiamo di perdere la fiducia e l’affetto di chi ci circonda, pensiamo ad un genitore che diventa autoritario sulle regole familiari e ottiene il rispetto di queste ultime attraverso scatti d’ira, quanto questo crea disconnessione emotiva, tensioni e comporta un allontanamento pur raggiungendo l’obiettivo.

Ultimo mito riguarda l’attribuzione ad eventi esterni della propria rabbia. Quante volte sentiamo la frase: “mi hai fatto arrabbiare!”. La verità è che ognuno di noi rispetto agli eventi reagisce a modo suo e la nostra rabbia è legata a quanto sta accadendo intorno, ha a che fare con le nostre convinzioni ed esperienze personali pregresse.

Quindi cosa fare?

Le nostre convinzioni legate al passato possono essere riviste e rimodellate su quanto viviamo oggi. Possiamo mettere in discussione i nostri punti di vista e cercane altri più flessibili contrastando le visioni più irrazionali che ci generano stati di rabbia. Imparare ad accettare i nostri limiti e quando una vocina interna ci critica e ci condanna possiamo prendere una distanza e cercare di accettare alcuni aspetti meno piacevoli di noi stessi. Possiamo prepararci anticipando mentalmente le situazioni che ci generano rabbia per modularla e anticipare immaginando comportamenti più adeguati. Occuparci del nostro stato emotivo riducendolo e stemperandolo otteniamo in tal modo delle attivazioni emotive meno intense che ci aiutano a diventare più assertivi e incrementano il nostro senso di autoefficacia.

Ancora possiamo assegnarci dei compiti, ad esempio nelle relazioni non rompere perché in preda alla furia ma mettere in atto azioni più consapevoli per riconnettere e comprendere come ridefinire lo spazio interpersonale con l’altro. Possiamo decidere di gratificarci con dei premi ogni qualvolta riusciamo a gestire degli scatti d’ira. Utilizzare l’autoironia può aiutarci a sorridere e stemperare il momento ed infine, quando le cose non prendono il verso giusto possiamo chiedere aiuto ad un psicoterapeuta per fare un percorso di training sull’assertività e sulla gestione delle emozioni.

Dott.ssa Ofelia Panico
Psicologa Psicoterapeuta a Latina


Bibliografia:

  • Che Rabbia, A. Ellis e Raymond Chip Tarate, ed. Ericsson
  • La dissociazione traumatica, Suzette Boon, Kathy Steele, Onni Van De Hart, ed. Mimesi

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  • Disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa, bulimia nervosa, binge eating, obesità)
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Dott.ssa Ofelia Panico
Psicologa Psicoterapeuta a Latina

Iscritta dal 2007 all’Albo degli Psicologi del Lazio iscritta da 08/02/2002 con il numero 24883
Laureata in Psicologia Sperimentale e Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale
P.I. 02561760592

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